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martedì 28 dicembre 2010

La Liquirizia


Chi di voi non si è mai trovato su un prato a gustarsi una radice o una caramella alla liquirizia?
Io la trovo una spezia eccezionale, il suo sapore è pieno e corposo e mi pervade tutta la bocca, un’estasi per le mie papille gustative.


Ecco qui qualche informazione sulla liquirizia:
La liquirizia o liquerizia, nome scientifico Glycyrrhiza glabra, appartiene alla famiglia delle Papilionaceae, è originaria dell'Asia sudoccidentale e delle regioni del Mediterraneo. E' una pianta perenne, con radice stolonifera, fusti lanosi, eretti, cilindrici e solcati. Le foglie sono costituite da foglioline che possono risultare appiccicose. I fiori sono di colore azzurro chiaro, violetto. Il frutto è un legume oblungo, lungo circa 3 cm.


La liquirizia era una pianta importante nell'antico Egitto, in Assiria e in Cina, era già nota nell'antica medicina greca ma solo nel XV secolo è stata introdotta dai frati domenicani in Europa. Come risulta dal primo erbario cinese, in Asia la liquirizia viene utilizzata da circa 5.000 anni ed è una delle piante più importanti. I medici cinesi la prescrivono da sempre per curare la tosse, i disturbi del fegato e le intossicazioni alimentari.
Nel Rinascimento e fino all’inizio del Novecento la radice della liquirizia veniva prima masticata in modo da sfrangiarne un’estremità e farle prendere l’aspetto simile ad un moderno spazzolino poi veniva strofinata sui denti per sbiancarli e rinfrescare l’alito.
Della liquirizia si utilizzano la radice e gli stoloni di almeno tre anni di età ripuliti dalla corteccia e fatti essiccare.
Si usano il decotto e l'infuso di liquirizia per tosse, bronchiti, ritenzione idrica, disturbi digestivi.
Il succo è ottimo nel caso di ulcere gastriche. L’acqua dei decotti è utilizzata nei casi di congiuntivite ed i gargarismi per le infiammazioni delle vie orali.



Tisana alla liquirizia per la digestione:
1 cucchiaino di Malva
1 cucchiaino di Liquirizia
Mezzo cucchiaino di Anice
1 cucchiaino di Finocchio

l'insieme di queste piante , facilita la digestione, la eliminazione di muco. Utile nella colite, nella nausea, nelle fermentazioni intestinali, nel mal di stomaco, come anti infiammatorio, è però controindicata a chi soffre di ipertensione e per le donne in gravidanza per la presenza della liquirizia.


Liquore alla liquirizia:
Ingredienti:
200 g di liquirizia a pezzettini (il più puro possibile)
1200 mL di acqua oligominerale
1200 g di zucchero
1 L di alcool a 90°

Preparazione:
Sciogliete a bagnomaria la liquirizia in 600 mL di acqua mettendola in un contenitore ermetico da agitare di tanto in tanto fino ad ottenere lo scioglimento completo. Una volta che la liquirizia si è sciolta completamente lasciate raffreddare. Sciogliete lo zucchero nei rimanenti 600 mL di acqua a fuoco bassissimo; una volta che anche lo zucchero è sciolto fate raffreddare. Quando sia la miscela di liquirizia che quella di zucchero sono completamente raffreddate unitele in un unico recipiente e aggiungete l'alcool a 90°, chiudete e lasciate riposare in frigorifero per qualche giorno prima di consumare.

giovedì 23 dicembre 2010

Le origini di Babbo Natale

Una figura che viene subito alla mente pensando al Natale, è certamente quella di Babbo Natale. Quel panciuto nonno con la barba bianca che nella notte di Natale fa visita ai bambini per portar loro i doni che desiderano.

Ma la figura di Babbo Natale è più recente di quanto si possa credere.

In moltissime culture popolari esistono figure di folletti, spiriti o vecchietti che, ad un certo punto dell'anno, passano a premiare, o punire, i bambini a seconda di come si sono comportati durante l'anno.


Uno di questi personaggi, nel Nord Europa, era San Nicola.

San Nicola (270-310 d.C.), vescovo della città asiatica di Myra (nell'attuale Turchia), è ricordato nella tradizione cristiana come un uomo anziano, molto giusto, santo protettore dei bambini. Come vuole la storia del santo, san Nicola si impegnò ad aiutare un uomo e le sue tre figlie improvvisamente caduti in disgrazia. Non sapendo dove trovare la dote per maritare le tre giovani, si racconta che quel padre di famiglia avrebbe meditato di avviarle alla prostituzione. San Nicola decise allora di intervenire aiutando quell’uomo disperato con il dono provvidenziale di tre sacchi di denaro che introdusse per tre notti consecutive, attraverso il camino (ed ecco qui il mito del camino!), nella casa in cui le tre giovani dormivano, salvandole così da un terribile destino. Nell’antichità, il giorno della sua festa, celebrata il 6 gennaio (giorno della sua morte), i bambini bravi ricevevano dei doni, e si diceva che li portasse il santo stesso.

Questa tradizione si diffuse molto nel Nord Europa, e prese piede in Olanda, dove il nome del santo divenne Sinter Klaas.

Con l'emigrazione di molti olandesi nel Nuovo Mondo, la festa piano piano si diffuse in tutti gli Stati Uniti, divenendo la festa di Santa Claus.

Santa Claus perse molti dei tratti severi di San Nicola, e si trasformò in un buon uomo, vestito con abiti da vescovo che distribuiva doni durante la notte del 24 dicembre, e non più il 6 gennaio.                                                                      
Nel 1823, poi, uno scrittore americano, Clement C. Moore, decise di raccogliere tutte le leggende e le tradizioni legate alla figura di Santa Claus in un libro “A visit from St. Nicholaus”, in cui tratteggiava la persona di Santa come un elfo curioso che passava attraverso i caminetti e che giungeva nelle case grazie alla sua slitta volante tirata da 8 renne.

Questo libro, che ebbe una grandissima diffusione mondiale, influenzò moltissimo l'immagine che i bambini avevano di Santa Claus, ma soprattutto contribuì a diffonderne la credenza anche in Europa. 


L'origine vera e propria del Babbo Natale, come lo conosciamo noi, è però ancora posteriore, ed è dovuta al caricaturista americano Thomas Nast, che nel 1860 illustrò una vignetta su un giornale americano, disegnando Babbo Natale come un uomo (e non più un elfo), vestito di rosso con un vestito bordato di pelliccia bianca e con i pantaloni tenuti da una grossa cintura di pelle nera, che vive al polo Nord.

Quest'immagine piacque molto alla Coca Cola Company, che decise di utilizzarla per le sua campagne pubblicitarie in tutto il mondo. Così facendo la Coca Cola contribuì enormemente a diffondere l'immagine di Babbo Natale che noi conosciamo fin da bambini: il simpatico vecchietto, con le guance rosa, la panciona, gli stivali neri e la lunga barba bianca. 

Col passare del tempo si diffuse anche l'idea che Babbo Natale potesse esaudire i desideri dei bambini, portando loro ciò che più volevano, grazie alle lettere che questi gli avrebbero scritto.


Nel 1974, tre impiegati delle poste canadesi di Montreal, avendo notato la grande massa di lettere che arrivavano ogni anno per Babbo Natale, decisero di rispondere alle centinaia di bambini, dando vita alla vera e propria Posta di Babbo Natale. 

L'anno successivo ricevettero ancora più lettere, e poi sempre di più, tanto che nel 1983, le poste canadesi hanno indetto un servizio di posta speciale solo per Babbo Natale.

eccovi l'indirizzo “ufficiale” di Babbo Natale dove gnomi sempre indaffarati a preparare doni per i bambini buoni riescono anche a garantire una risposta a tutte le lettere:

Santa Claus
Post office, SF 96930 Rovaniemi, Finlandia


Per restare in tema ecco una canzone conosciutissima che parla di Santa Claus:

lunedì 13 dicembre 2010

S. Lucia ed i riti eleusini


Pochi sanno che la festa di S. Lucia non ha nulla a vedere con il cristianesimo.
Lucia non è altro che la rappresentazione cristianizzata della dea greca Demetra (o Cerere x i romani).
Le spighe di grano, gli occhi e la luce sono ripresi dai simboli pagani dei rituali tenuti nella città greca Eleusi1. Fino alla riforma del calendario, avvenuta nel 1582, il solstizio invernale cadeva infatti il 13 dicembre, da cui proviene il celebre proverbio: "S. Lucia, la notte più lunga che ci sia." 
Inoltre l’origine del nome Lucia è latina, da
Lux, Lucis – Luminosa, Splendente oppure secondo altre versioni nata alle prime luci.
Qui si collega l’antica invocazione a Demetra, Dea della luce, affinché riporti la luce e l'abbondanza delle messi.
Nell’iconografia originaria Lucia quale portatrice di luce, identica a Demetra, era rappresentata con delle spighe di grano in mano, ma le rappresentazioni più moderne hanno sostituito le spighe con delle palme, più precisamente le palme del martirio, considerate più consone ad una santa.


Secondo il mito greco Demetra aveva donato la prima spiga al giovane figlio del re di Eleusi, Trittolemo, e gli aveva insegnato l’arte dell’agricoltura. Lo aveva poi quindi fatto salire sul suo carro col compito di insegnare e diffondere a tutti gli uomini l’arte della semina e del raccolto affinché si sviluppasse una civiltà più elevata.
Tutto procedette per il meglio ed in abbondanza fino a quando Persefone, figlia di Demetra, venne rapita da Ade, il Dio degli Inferi, e fatta sua sposa. La madre, disperata, abbandonò l’Olimpo alla ricerca della figlia e sulla terra giunse una terribile carestia dovuta all’assenza della dea, portatrice di luce che avrebbe garantito la morte di stenti di tutta l’umanità.
Zeus impietosito dalle richieste degli umani, inviò quindi Ermes da Ade per costringerlo a ridare Persefone alla madre, stranamente Ade accettò solo ad una semplice condizione, per sei mesi avrebbe passato il tempo con la madre e per i sei mesi restanti sarebbe rimasta con il suo sposo.
Il ritorno di Persefone sulla terra segna la fine della carestia ed il ritorno della luce, pensate un po’, proprio come S. Lucia.

Benedizioni.



Note:
1.I misteri eleusini erano riti religiosi misterici che si celebravano nel santuario di Demetra nell’antica città greca di Eleusi.

giovedì 9 dicembre 2010

Le Origini dell' 8 Dicembre


Per sottolineare l'importanza del dogma la Chiesa cattolica celebra l'8 dicembre la solennità dell'Immacolata Concezione della Beatissima Vergine Maria con la Messa Gaudens gaudebo. Questa festività era già celebrata in Oriente nel sec. VIII, e venne importata nell'Italia meridionale da monaci bizantini, propagandosi poi a tutto l'Occidente, soprattutto su iniziativa degli ordini religiosi benedettini e carmelitani. Fu inserita nel calendario della Chiesa universale da Papa Alessandro VII con la bolla Sollicitudo omnium ecclesiarum dell'8 dicembre 1661.

L'8 dicembre del 1857, Papa Pio IX, inaugurò e benedisse a Roma , il monumento dell'Immacolata, detto di Piazza di Spagna, in realtà nell'adiacente Piazza Mignanelli.
Papa Pio XII, nel giorno dell'Immacolata Concezione, ha iniziato a inviare dei fiori come omaggio alla Vergine; il suo successore, Papa Giovanni XXIII, nel 1958, uscì dal Vaticano e si recò personalmente in Piazza di Spagna, per deporre ai piedi della Vergine Maria un cesto di rose bianche, e successivamente fece visita alla basilica di Santa Maria Maggiore. Tale consuetudine è stata continuata anche dai Papi successivi. Curiosamente Paolo VI nel 1974, per rispettare il divieto di circolazione automobilistica durante l'austerità, adoperò una carrozzella a cavalli, la botticella1.
La visita in Piazza di Spagna prevede un momento di preghiera, quale espressione della devozione popolare. L'omaggio all'Immacolata prevede il gesto della presentazione dei fiori, la lettura di un brano della Sacra Scrittura e di un brano della Dottrina della Chiesa cattolica, preghiere litaniche e alcuni canti mariani, tra cui il Tota pulchra.

Tuttavia Maria è un immagine molto più antica del Cristianesimo.

Statua di Iside con Horus e Madonna col bambino a confronto

Il culto mariano altro non è che la continuità con il culto della Madre Terra, tanto che spesso l'iconografia cristiana e quella pre-cristiana coincidono sorprendentemente.
Il mito del concepimento di Maria per intervento dello spirito Santo altro non è che l'allegoria della ierogamia tra Cielo e Terra.
Lo Spirito di Yavé rappresenta infatti il maschile, l'energia Celeste Yang, che viene accolta dal femminile, la Terra Yin, ovvero Maria.
Questa terra è vergine poichè si dona solo ed esclusivamente a ciò che le è congeniale, ovvero al Cielo. Prima del Cielo ella non ha conosciuto altri.

Dipinto della dea Diana e di Maria Vergine

Maria riunisce in sé tutte le antiche divinità femminili per questo è vergine e madre al tempo stesso.
La Verginità la accosta all'Artemide greca e la Diana romana ma anche ad Athena. Infatti Maria rappresenta anche la Luna e in alcune raffigurazioni possiamo vederla con il piede sulla falce ma è anche guerriera poichè combatte le forze del male e allo stesso tempo, proprio come Athena, è apportatrice di pace.
Statua della dea Athena e della Madonna degli angeli

I festeggiamenti dell' 8 dicembre hanno un significato che va ben oltre quello cristiano.
L' Immacolata Concezione rappresenta l'entrata dell'energia Celeste nella Terra, lo sposalizio del Dio e la Dea, il preludio necessario al solstizio d'inverno senza il quale la Luce-Sole in questo caso rappresentata dal Cristo non potrebbe rinascere.


Note:
1.botticella: carrozza trasportata da cavalli.
Preso liberamente da Cronache Esoteriche 

domenica 5 dicembre 2010

Gli Elementali

Un elementale è una creatura leggendaria. La parola è un aggettivo nato nell'ambito teosofico1, indicante la peculiare caratteristica di tale creatura di essere costituita da uno solo dei quattro elementi: acqua, aria, terra e fuoco. Per estensione, elementale è passato da aggettivo a sostantivo, così da indicare direttamente il tipo di creatura, e non solo la sua natura.
Vediamo ora, nello specifico, quali sono gli spiriti elementari:


GLI SPIRITI ELEMENTALI DELL'ELEMENTO FUOCO: LE SALAMANDRE
Le Salamandre, gli spiriti elementali del fuoco, sono le più forti e potenti fra tutti gli esseri elementali. Sono bellissime, agili e snelle e c'è chi le descrive come lingue di fuoco o come sfere luminose. Vivono nei pressi di vulcani attivi o in zone desertiche. Se invocate esse infondono coraggio e spingono all'azione, anche se si mostrano raramente agli esseri umani. Per evocarle l'ora migliore è quella del mezzogiorno ed è preferibile farlo muniti di acqua benedetta. 












GLI SPIRITI ELEMENTALI DELL'ELEMENTO 
ARIA: LE SILFIDI E LE VILLI
Spiriti dell'aria, creature evanescenti, le Silfidi vivono nel vento e si spostano con le correnti d'aria. Possono vivere anche mille anni mantenendo sempre un aspetto giovane. Aiutano gli uomini a sviluppare la creatività ma spesso sono ingannevoli. E' quindi preferibile portare con se un sasso abbastanza grande quando le si vuole evocare, al mattino presto e rivolti ad est, recandosi in luoghi notoriamente ventosi come le pianure o le alte montagne.
Le Villi invece sono spiriti della notte che vagano attorno ai cimiteri o ai crocevia. Le Villi hanno dei lunghi abiti bianchi e vaporosi e fanno impazzire gli uomini che trovano sul loro cammino condannandoli a danzare fino a fargli scoppiare il cuore. 







GLI SPIRITI ELEMENTALI DELL'ELEMENTO ACQUA: LE ONDINE O NINFEE
Vivono in fiumi, laghi, sorgenti, negli stagni e nelle cascate. Possono assumere l'aspetto della spuma che cavalca le onde o quello di luci luminosissime nei toni del blu o verde. A volte assumono anche le sembianze umane e sono raffigurate come creature per metà donne e per metà pesce come le mitiche sirene.
Sono giovani fanciulle diafane, con fiori e ghirlande nei capelli. Amano danzare, cantare, nuotare, filare e tessere sempre vicine al loro elemento naturale. Queste creature sono spesso pericolose perchè nessun uomo riesce a resistere al loro canto misterioso e alla loro bellezza. Una volta attirato il malcapitato vicino al mare, queste creature lo attirano a se affogandolo. I momenti migliori per vederle sono quelle dell'alba e del crepuscolo e per proteggersi da esse basta portare con sé un rametto di salice.
Il potere degli spiriti elementali dell'elemento acqua è doppio: può essere sia buono sia cattivo; tutto sta in ciò che ad esse vogliamo chiedere.






GLI SPIRITI ELEMENTALI DELL'ELEMENTO TERRA: GLI GNOMI E LE DRIADI 
Queste piccole creature, gli GNOMI, hanno delle caratteristiche differenti a quelle degli Elfi. Mentre questi ultimi hanno l'aspetto slanciato, benché siano di minima statura, gli GNOMI sono molto più piccoli e tozzi. Sono profondi conoscitori della divinazione, dei minerali, del regno sotterraneo e delle virtù delle erbe. Vivono nei boschi e nelle grotte e possono, se lo vogliono, aiutare gli uomini a trovare tesori nascosti, a scoprire miniere di pietre preziose, a coltivare con amore e successo il giardino. Se invocati ci aiutano a trasformare i progetti in realtà. 
Le Driadi sono fanciulle di grande bellezza. Indossano abiti verdi o marroni del tutto simili a quello delle foglie o del tronco dei rami degli alberi, di solito noci o querce, sui quali trascorrono una vita riservata. La vita di queste creature è legata all'albero di cui sono custodi e se l'albero muore o viene tagliato, anch'esse seguono la sua sorte. Hanno il potere di dare miraggi. 
Sovente il potere degli spiriti elementali della terra è considerato negativo e quindi è meglio evitare di evocarli o, perlomeno, di farlo con molta cautela e quando si è raggiunta l'esperienza necessaria
.




N.B. Inserisco inoltre questo pezzo del film Hellboy II - The Golden Army (2008) (suggeritami dal mio ragazzo), anche se questa scena non ha nulla di mistico o sacro, poichè è è resa molto bene lo scaturirsi spontaneo della vita da ogni goccia della linfa di questa creatura in seguito alla sua uccisione.




Note:
1. (religione) Ogni dottrina che sostiene la possibilità di raggiungere la conoscenza di Dio e dell'essenza della natura attraverso un'indagine che unisce misticismo e scienza.

mercoledì 1 dicembre 2010

Responsabilità individuale celtica e peccato cristiano


Tratto da: "Il Vischio e la Quercia" di Riccardo Taraglio - Ed. L'Età dell'Acquario

Nel pensiero celtico non esisteva l'idea del peccato che fu introdotta solo in seguito dalla morale giudaico-cristiana; i Celti conoscevano i geasa, i limiti o tabù rituali che andavano rispettati e la cui trasgressione aveva l'effetto di far deviare dall'evoluzione e ritardarla, ma questo modo di agire non era male come noi oggi lo concepiamo, non in senso morale perlomeno.
Ogni trasgressione, ogni debolezza, ogni errore rappresentavano perciò altrettanti ritardi nello slancio evolutivo universale e ciò supponeva una nozione di responsabilità per le proprie azioni, reponsabilità verso se stessi e di conseguenza nei confronti del proprio gruppo-tribù e dell'universo (essendo esso "contenuto" e rappresentato nell'interiorità dell'uomo).
Non esisteva, quindi, un castigo o una ricompensa da scontare o ricevere nell'Altromondo per le azioni compiute, ma ognuno ne diveniva responsabile e ne affrontava personalmente le conseguenze.
Presso i Celti, la Materia veniva tenuta in debita considerazione e mai trascurata. Nelle citazioni fatte dagli antichi autori greci e latini per descrivere l'aspetto fisico dei Celti, viene fuori sempre un ritratto di bellezza, di armonia, di cura per il corpo. I Druidi non insegnavano a disprezzare il proprio corpo come invece fecero San Paolo, Sant' Ambrogio, Sant' Agostino e altri pensatori cristiani, in un certo qual modo responsabili della dissolutezza dei costumi morali e sessuali che si vide fra i cristiani nel IV secolo C.E. (per non parlare della società di oggi!) dovuta a un'erronea presa di posizione nei confronti del concetto del peccato originale.
I "credenti" dell'epoca, come insegnato da S. Agostino ritenevano la natura umana corrotta a causa di Adamo ed Eva e perciò non si reputavano responsabili direttamente del male che proveniva dalle loro azioni immorali. Pelagio, un pensatore cristiano dell'area celtica, propose il concetto secondo il quale l'umanità era perfettibile e che ognuno fosse padrone del proprio destino scegliendo il bene o il male come metro di comportamento. Pelagio fu condannato come eretico per aver cercato di reintrodurre la filosofia di vita che portò i Celti prescritiani a non conoscere un ascetismo legato alla mortificazione della carne, quella forma di supposta unione con il divino che interessò invece tutto il medioevo europeo.
La tradizione druidica espresse l'idea di una partecipazione attiva del corpo e della materia alla vita dello Spirito, e così possiamo ancora una volta affermare il principio dei Celti secondo il quale la Materia è Spirito e lo Spirito è Materia.
Il classico eroe celtico doveva essere intelligente, veggente, utile, efficiente, ma anche fisicamente forte, bello, sano, capace di sopportare le fatiche del combattimento e dell'ebrezza, in grado di portare a buon fine un incontro femminile, unendo a facoltà spirituali e psichiche anche quelle fisiche. Come si può intuire i Druidi non negarono mai l'utilità del corpo, le sue funzioni e i suoi desideri e non predicarono l'asistenza sessuale o il divieto del matrimonio nè per se stessi nè per il proprio popolo.

L'unico peccato che si poteva commettere secondo i Druidi era non ascoltare ciò che l'individuo era davvero e limitare la libertà personale.